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A Istanbul selezione degli embrioni per altre dieci italiane

A Istanbul selezione degli embrioni per altre dieci italiane

09/09/04
Testo da "Corriere della Sera"

La direttrice del centro turco: "Senza di noi Luca non sarebbe guarito, ci avevano promesso un annuncio congiunto".


Questo, e solo questo, è importante dal mio punto di vista di medico". Semra Kahraman, 46 anni, professore associato di ginecologia e specialista delle nascite, parla al telefono dalla sua scrivania, al Memorial Hospital di Istanbul in Turchia.
E il suo pensiero va ai bambini italiani malati di talassemia, l'anemia mediterranea: "Certo, con la legge che avete adesso - dice la ricercatrice - in Italia le probabilità di guarigione per Luca sarebbero state praticamente nulle e, forse, sarebbero nate due sorelline malate.
Ma senza quella legge, l'Italia sarebbe sicuramente il quinto Paese al mondo in grado di curare con successo questi bimbi". L'amicizia tra Luca e Semra Kahraman, direttrice del reparto di fecondazione in vitro, comincia un anno fa.
Il piccolo, tre anni e mezzo allora, arriva con i genitori a Istanbul provato dalle conseguenze della talassemia.
Trasfusioni ogni due-tre settimane.
Fino a tre ore con un ago in vena.
Farmaci pesanti per la sua età e per chiunque.
E una vita minacciata.
Tutto finito, secondo l'annuncio fatto lunedì a Milano dal ministro per la Salute, Girolamo Sirchia, e dal professor Franco Locatelli, direttore di oncoematologia pediatrica al Policlinico San Matteo di Pavia.
Tutto finito, grazie alla selezione in vitro di due embrioni sani e al trapianto, dopo la nascita delle due gemelline, delle cellule staminali prelevate dai loro cordoni ombelicali.
Così Luca è guarito.
Solo che lunedì mattina il ministro Sirchia e il professor Locatelli hanno parlato del trapianto di cellule, avvenuto in Italia.
Ma hanno taciuto ogni particolare sulla selezione degli embrioni: ottenuta in Turchia e vietata in Italia dalla legge sponsorizzata proprio da Sirchia.
"Io non so se il vostro ministro sapeva - spiega Semra Kahraman -, ma il professor Locatelli ovviamente sì. Era la prima volta che si trapiantavano con successo cellule staminali dopo una fecondazione in vitro.
E proprio Locatelli ci aveva promesso che l'annuncio dei risultati l'avremmo fatto insieme: noi, lui, e il professor Francesco Fiorentino del centro Genoma di Roma, con cui collabora il nostro istituto.
Il professor Locatelli sarebbe stato sicuramente più elegante se avesse rispettato gli accordi: forse si è comportato così perché ora da voi questo tipo di trattamento è vietato.
Ma la diagnosi sugli embrioni in vitro è stato un passaggio importante nella guarigione del bimbo".
In Italia la nuova legge sulla fecondazione assistita impedisce la selezione degli embrioni: le cellule devono essere impiantate anche se contengono gravi malattie genetiche.
E, nel caso di genitori portatori sani di talassemia, il rischio di avere bimbi malati è del 25 per cento.
"Proprio non capisco questa vostra polemica in Italia - ammette la ricercatrice di Istanbul -. Queste selezioni non vanno contro l'etica, perché servono a escludere gravi malattie.
Non scegliamo il sesso e nemmeno miglioriamo la razza, come qualcuno vuol far credere.
I genitori di Luca sono turchi, si erano trasferiti in Italia perché lì l'assistenza ai bambini talassemici è migliore che qui.
E a noi sono stati mandati dal professor Locatelli.
Prima avevano già avuto un altro figlio, un bimbo sano, dopo Luca.
Speravano grazie a lui di poterlo salvare, ma le sue caratteristiche non erano compatibili per una donazione di cellule staminali".
Quante coppie vengono a Istanbul dall'Italia? "Abbiamo trattato 41 casi di diagnosi sugli embrioni contro la trasmissione di malattie genetiche: dieci


Fonte: 09/09/04 Corriere della Sera