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Con la legge italiana sulla fecondazione assistita, Luca non potrebbe essere curato.

7 Settembre 2004
Con la legge italiana sulla fecondazione assistita, Luca non potrebbe essere curato.
di Marcella Marcelli


Lo scorso 12 agosto, presso il reparto di oncologia pediatrica del Policlinico San Matteo di Pavia, è stato eseguito un trapianto unico nel suo genere. Ad un bambino di cinque anni, malato di talassemia, sono state trasfuse le cellule staminali prelevate dal cordone ombelicale dei suoi due fratellini, gemelli, nati nel mese di aprile. A distanza di quasi un mese dal trapianto, Luca (questo è il nome del bambino) può considerarsi guarito. Ieri, il Ministro Sirchia, in conferenza stampa, ha giustamente salutato lo straordinario intervento come un “risultato storico, una speranza per migliaia di malati”. In effetti guarire dalla talassemia fino a qualche anno fa sembrava semplicemente un miraggio.

Si tratta di una delle malattie genetiche più diffuse nell’area del Mediterraneo (per questa ragione è detta anche anemia mediterranea) e solo in Italia colpisce dalle 5.000 alle 8.000 persone. I globuli rossi di un malato sono più piccoli, in numero ridotto e con una durata di vita inferiore a quella dei globuli sani, con conseguente grave carenza di emoglobina. Fino a non molti anni fa, la sopravvivenza di un malato era legata a frequenti trasfusioni (una ogni 15 – 20 giorni) per tutta la vita. In questi casi il trapianto è l’unica via di guarigione e, soprattutto se precoce, garantisce una percentuale di successo che arriva al 95%. Naturalmente il donatore deve essere il più possibile compatibile con il malato. Per questa ragione i donatori potenzialmente migliori risultano essere i fratelli.

L’utilizzo di cellule staminali (ovvero non specializzate e dunque in grado di originare cellule e tessuti di tipo diverso) provengano esse da embrioni, individui adulti o, come nel caso di Pavia, da sangue placentare, apre prospettive enormi nella cura di malattie genetiche (quindi ereditarie) come la talassemia, appunto. Legittimo dunque l’entusiasmo con cui il nostro ministro della Salute ha dato notizia dell’evento.

Quello che il ministro ha omesso di dire ai giornalisti – e ai cittadini, che fino al venti settembre possono sottoscrivere i quesiti referendari abrogativi della legge 40 che regola la fecondazione assistita nel nostro Paese – è che i fratellini di Luca sono nati grazie ad una selezione pre-impianto degli embrioni, ovvero secondo una tecnica diagnostica vietata in Italia dalla recente legge sulla procreazione assistita. Apprendiamo questo dettaglio dalle pagine del Corriere della Sera, che ha sentito Francesco Fiorentino, biologo molecolare, direttore del laboratorio 'Genoma' di Roma e che ha proceduto personalmente a selezionare gli embrioni prodotti dai genitori di Luca. Una coppia giovane e molto fertile, fortunatamente, il che ha reso possibile la creazione in provetta di 12 embrioni, successivamente analizzati con la tecnica del Dna.
Trattandosi di una malattia ereditaria, solo due dei 12 embrioni sono risultati sani (non mostravano cioè le alterazioni tipiche della talassemia), un terzo embrione è risultato essere portatore sano, i restanti nove, se impiantati, avrebbero prodotto individui malati, come Luca.

Un grande progresso scientifico, qual e' certamente l'intervento di Pavia, e' dunque frutto di una tecnica che in Italia e' fuorilegge. Oggi, nel nostro Paese, una coppia come quella formata dai genitori di Luca non potrebbe avere altri figli (se non correndo enormi rischi), e non avrebbe speranze di vedere guarito un figlio malato. Questo grazie alle disposizioni della Legge 40 che vieta la selezione degli embrioni da impiantare.
Questo non dovrebbe sfuggire al ministro Sirchia e a quanti come lui si ostinano a difendere un testo inaccettabile. Salvo poi scoprirsi prigionieri, pressoché quotidianamente, delle pastoie di una legge per molti versi inapplicabile e porvi rimedio con operazioni a dir poco “disinvolte”.

Pensiamo al decreto del 4 agosto 2004 (Norme in materia di procreazione medicalmente assistita), che reca appunto la firma del ministro Sirchia, e che, per sfuggire alle rigorosissime norme sulla crioconservazione degli embrioni disposte dalla legge 40, individua una nuova tipologia di embrioni: gli orfani (sic!), ovvero non destinati ad impianto. Su di essi, il decreto ammette procedure di ricerca altrimenti vietate. Il ministro, col medesimo decreto, beneficia di 400.000 euro il Centro trasfusionale e di immunologia dei trapianti dell'IRCCS «Ospedale Maggiore» di Milano per il finanziamento di tali procedure di ricerca.

''Sono semplicemente sgomento. E' un caso di ipocrisia, un esempio di errore grossolano commesso dal ministro Sirchia. Un ministro che critica i medici del caso accaduto a Modena, dei gemellini neri nati da una coppia bianca, ma non si accorge che anche lui puo' sbagliare. E ieri l'ha fatto''. “Aver taciuto queste tecniche e' un fatto davvero grave”. Così il professor Carlo Flamigni, ordinario di Ginecologia all'università di Bologna, e da sempre impegnato nella battaglia contro la legge n. 40, ha commentato il modo in cui e' stato illustrato, ieri il caso di Luca. ''Il ministro non e' un cardinale in abito borghese. Il ministro è l'uomo che ci rappresenta tutti. Deve farlo in modo laico, lasciando da parte il suo credo, e non dire solo ciò che gli piace''.

Unanime la condanna delle opposizioni nei confronti delle omissioni del ministro della Salute nel caso Pavia. "Il ministro Sirchia – ha dichiarato Barbara Pollastrini, coordinatrice delle donne e membro della Segreteria – continua a lasciare esterrefatti. Durante l'estate propone di modificare la Legge 194. Ora, omette di dire che con questa legge sulla fecondazione assistita Luca, in Italia, non potrebbe essere curato. "Incompetenza o malafede. Il ministro Sirchia o non sapeva, ed e' grave, o ha cercato di truccare le carte e ha mentito: come puo' occuparsi della salute delle persone un ministro cosi'? Riferisca in parlamento e con umilta' vada a casa". Anche questa vicenda, per l’esponente Ds, “alimenta l'impegno a raccogliere centinaia di migliaia di firme per i referendum. Solo una grande partecipazione può dare a questo paese una legge umana e giusta".

 

 


Fonte: DS-online 7 Settembre 2004