Roma - Affermare che il test del DNA fetale da sangue materno «nel 75% dei casi fornisce un risultato sbagliato» è «falso e insensato». Lo affermano Francesco Fiorentino, biologo molecolare e direttore del Laboratorio GENOMA, e la genetista Marina Baldi, direttore del Dipartimento di Genetica dello stesso Laboratorio, in riferimento alla denuncia dell’alta percentuale di falsi positivi rilevati in tali test da parte del ginecologo e presidente della Fondazione ALTAMEDICA Claudio Giorlandino.
Secondo i due esperti, tale allarme non è «basato sulla presentazione di dati scientifici. Al contrario, ci si è basati su una dichiarazione di un ginecologo, al quale, a suo dire, si erano rivolte 8 gestanti che avevano avuto un test positivo per patologia fetale ed il relativo test di conferma, sempre a suo dire, non aveva confermato la diagnosi in 6 di tali pazienti».
Queste informazioni, affermano, «sono ben lontane dall’essere considerate estratte da riscontri scientifici, bensì si possono senz’altro catalogare come pure dichiarazioni personali, difficilmente verificabili. Come aggravante - proseguono - c’è anche il fatto che Giorlandino dimentica di aggiungere che è anche il proprietario e direttore sanitario di Artemisia, centro privato di diagnosi prenatale invasiva che detiene la più ampia casistica Italiana di amniocentesi e villocentesi, proprio quelle procedure il cui ricorso da parte dei pazienti verrà sensibilmente ridimensionato da un uso più diffuso dell’analisi del DNA fetale da sangue materno. Appare quindi palese il potenziale conflitto di interessi».
Nel merito, osservano gli specialisti, «centinaia di articoli pubblicati su prestigiose riviste sono concordi nel sostenere che l’analisi del DNA fetale da sangue materno è un test affidabile, che ha una precisione del 99% (del 99.9% per la trisomia del cromosoma 21 o Sindrome di Down)».
Secondo i dati del Laboratorio di Genetica, riguardanti 4102 gravidanze con test del DNA fetale da sangue materno, la sensibilità della tecnica è risultata del 100%. Non a caso quindi, concludono, «numerose società scientifiche si sono dichiarate tutte a favore sull’uso di tali test».