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Fecondazione: Greco, molte coppie in attesa per nuovo test non su embrioni 
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Roma, 29 feb. (Adnkronos Salute) - Sono già molte le coppie 
italiane in attesa di sottoporsi alla diagnosi genetica pre-concepimento, 
effettuata sugli ovociti e non sugli embrioni per scoprire eventuali malattie 
genetiche a trasmissione materna prima della nascita e nel pieno rispetto della 
legge 40. Ad assicurarlo è Ermanno Greco, direttore responsabile Medicina della 
riproduzione all'European Hospital di Roma, la struttura dove la nuova tecnica - 
messa a punto dal biologo molecolare Francesco Fiorentino - è stata applicata su 
una coppia. "Sono già numerosissimi - assicura Greco - gli aspiranti genitori 
che sperano di sottoporsi al più presto alla nuova metodica". 
Evitando 
così patologie monogeniche "come talassemia e fibrosi cistica", nonché i 
numerosi "viaggi all'estero a cui tantissime coppie si sottopongono per arginare 
i limiti imposti dalla legge 40". La tecnica messa a punto nel laboratorio 
capitolino Genoma in realtà consente di diagnosticare tutti i tipi di malattie 
genetiche e cromosomiche, ma a sola trasmissione materna. "Da un'indagine 
condotta da Fiorentino prima che in Italia venisse adottata la legge 40 - 
puntualizza tuttavia Greco - emerge che, su un totale di ben 1.000 casi, il 95% 
delle coppie che richiedeva la diagnosi pre-impianto avrebbe potuto servirsi di 
questa tecnica evitando così test sugli embrioni". 
E questo non solo 
"perché la maggior parte delle volte la trasmissione della patologia avviene per 
via materna", ma anche perché "se entrambi gli aspiranti genitori sono portatori 
del gene 'difettoso' - precisa Greco - basta selezionare l'ovocita sano per 
evitare la trasmissione della malattia". Senza contare, inoltre, "che eticamente 
si tratta di una tecnica impeccabile - afferma Greco - perché si agisce prima 
della formazione dell'embrione". E anche se le nuove linee guida sulla legge 40 
dovessero cancellare il veto posto alla diagnosi pre-impianto, "questa metodica 
- assicura l'esperto - resta applicabile perché consente di 'risolvere il 
problema' a monte. Ovvero si scelgono gli ovuli sani evitando che l'embrione che 
si andrà a formare, nasca con problemi". 
Inoltre "è una tecnica meno 
invasiva - aggiunge Greco - poiché con la diagnosi pre-impianto vengono comunque 
prelevate due cellule dall'embrione". La coppia che ha sperimentato per prima la 
diagnosi genetica pre-concepimento è già al terzo mese di gravidanza. "Avevano 
già avuto un bebè prima che venisse approvata la legge 40 - racconta il camice 
bianco - ma subito dopo il provvedimento varato dal Centrodestra si erano recati 
all'estero per ben tre volte per avere un altro figlio, fallendo ogni 
tentativo". La diagnosi pre-impianto, per questa coppia, appariva una scelta 
obbligata, perché la donna soffre della malattia di Charcot-Marie-Tooth, una 
sindrome neurologica ereditaria. Poi il tentativo, stavolta approdato a un 
successo, nel Centro di medicina e biologia della riproduzione dell'European 
Hospital di Roma.