(AGI) - Roma, 6 nov. - Spero che altre coppie possano provare in Italia la
stessa gioia che proviamo noi. Lo dice la mamma della bimba nata grazie alla
diagnosi pre-concepimento. "Tutto e' iniziato nel 1999, quando mi sono sposata e
ho sentito il desiderio di avere un figlio - racconta Anna, il nome e' di
fantasia - Sapevo di essere portatrice della malattia Charcot Marie Tooth, una
grave malattia ereditaria del sistema nervoso. Mio fratello e' affetto da questa
malattia e so bene quanto sia difficile conviverci. Per questo quando ho pensato
di avere un figlio ho sentito forte il desiderio che fosse sano. Non ho mai
desiderato un figlio 'su misura', non ho mai chiesto un figlio con i capelli
biondi e gli occhi azzurri. Ho solo voluto un figlio sano. Un desiderio comune a
tutte le donne che diventano madri. Dopo tanti anni di esami e indagini, nel
2003 sono diventata madre della mia prima figlia. L'ho concepita in Italia,
grazie alla diagnosi sull'embrione perche' non c'era una Legge che la impediva.
E' nata una bambina, sana. Ed e' stata una gioia immensa. Quando ho desiderato
il secondo figlio mi sono trovata davanti al muro della Legge 40: la diagnosi
sull'embrione non era piu' consentita e quindi con mio marito abbiamo deciso di
rivolgerci all'estero. Siamo andati ad Istanbul dove mi sono stati trasferiti in
utero due embrioni ma, purtroppo, pur essendosi impiantati la gravidanza non e'
andata avanti. Siamo tornati ad Istanbul altre due volte, per fare altri due
impianti perche' erano stati congelati degli embrioni. Ma in entrambi i casi le
gravidanze non sono neppure iniziate. Tre delusioni, tre viaggi drammatici. Non
solo per l'aspetto economico- abbiamo speso circa 10mila euro- ma anche perche'
non e' facile lasciare una figlia a casa e iniziare un viaggio di questo tipo".
"Eravamo pronti ad affrontare un altro viaggio ad Istanbul - conclude Anna-
quando abbiamo avuto questa opportunita' da Francesco Fiorentino che non
finiremo mai di ringraziare per averci regalato una figlia. E sana. Non si puo'
nemmeno capire la gioia che abbiamo provato. Penso che sia un passo in avanti
enorme della Scienza. La mia e' una malattia rara ma ci sono tante coppie
affette da malattie molto piu' diffuse che potranno provare la gioia della
maternita' senza dover affrontare il dramma di un viaggio all'estero. Sono
cattolica e ho sempre creduto nel valore della famiglia. Mio marito ed io siamo
felicissimi. Ma la piu' felice e' la mia figlia grande, che ha cinque anni e
mezzo. Il giorno che siamo usciti dalla clinica e abbiamo riportato a casa la
piccolina e' voluta entare nella cappella della clinica e ha detto una
preghiera. Ha ringraziato Dio - mi ha detto - per averle regalato una sorella. E
soprattutto una sorella sana. Ringrazio tutti e soprattuutto mio marito: senza
di lui non ce l'avrei mai fatta". -
Fonte: AGI