Il Giornale - Gli studi sulle gravidanze partoriscono polemiche - n. 140 del 10-06-2005
n. 140 del 10-06-05 pagina 4
Gli studi sulle gravidanze partoriscono
polemiche
di GABRIELE VILLA
Divergenze sui numeri. Ma un dato è certo: con le
nuove norme sulla fecondazione le nascite sono calate
Gabriele Villa
Il titolo dell’abstract, come comunemente viene
definito il sommario di una pubblicazione scientifica, è di quelli che
dev’essere riletto un paio di volte per accertarsi di averlo letto bene:
impiantando solo tre embrioni si è registrato un numero di gravidanze che vanno
a buon fine, uguale o addirittura superiore, a quello che si può ottenere con
una quantità maggiore di “trasferimenti”. Potrebbe suonare come una
provocazione, l’ennesimo sasso scagliato nelle stagno bollente delle polemiche
tra i supporter del sì, del no e dell’astensione, che stanno combattendo la
“battaglia della rivoluzione genetica” e invece, dati alla mano è il bilancio di
un’indagine scientifica. Condotta da un gruppo di ricercatori, a nome e per
conto della Società italiana della Riproduzione in sette centri (Bari, Bologna,
Genova, Milano, Roma e due a Palermo) del Paese che potessero vantare
un’esperienza di almeno cinque anni di tecniche di fecondazione in vitro, e
assemblata analizzando i risultati conseguiti delle coppie che a quei centri si
sono rivolte. Ma con un distinguo, una linea di demarcazione ben precisa, ai
fini dell’incisività della ricerca stessa: da un lato i risultati ottenuti dalle
coppie che si erano presentate ai centri dal marzo al luglio del 2004,
dall’altro quelli riscontrati, invece, esattamente nello stesso periodo l’anno
precedente, cioè prima che entrasse in vigore la “famigerata” legge 40 che,
imponendo tra l’altro l’utilizzo di non più di tre embrioni freschi nelle
tecniche di fecondazione assistita, continua a essere additata come l’unica,
grande colpevole di molti insuccessi.
Risultato? Nonostante il divieto di
impiantare più di tre embrioni - si legge nello studio pubblicato sul sito
internet di Human reproduction - l’indagine dei ricercatori italiani non ha
individuato alcuna differenza nel numero di gravidanze ottenuto prima e dopo la
legge. In compenso si è riscontrato un aumento della percentuale di
fertilizzazione attribuibile, secondo i ricercatori, al fatto che dovendo
ridurre a tre il numero di embrioni si è posta più attenzione nella selezione
degli ovociti migliori. Ovvio che le reazioni alla ricerca, ieri, non si sono
fatte attendere. Il dottor Francesco Fiorentino, biologo molecolare direttore
del «Centro Genoma» di Roma, è stato piuttosto eloquente definendo «sospetti» i
risultati dell’équipe di Human Reproduction. «Non sono dati coerenti con
quelli riportati nel resto della letteratura scientifica internazionale.
«Secondo questi ha ricordato Fiorentino - utilizzare tre ovociti significa
ottenere tre embrioni nel 10-20 per cento dei casi, due nel 40-60 per cento, uno
nel 10-30 per cento, zero embrioni nel 10-20 per cento. Alla luce di questi dati
l’utilizzo di tre ovociti imposto dalla legge comporta che la resa teorica
massima - sostiene il dottor Fiorentino - non può superare il 15 per cento». «E
sono numeri - insiste lo studioso - confermati anche dalle conoscenze sulla
fecondazione biologica nella specie umana dove ogni 100 concepiti nascono venti
bambini. Un successo quindi del 20 per cento in condizioni naturali mentre il 65
per cento dei concepiti non riesce a impiantarsi a causa di anomalie
cromosomiche e un 15 per cento non giunge a termine della gravidanza per un
totale dell’80 per cento di insuccessi».
«Da quando la legge 40 è entrata in
vigore, le nascite in provetta in Italia sono diminuite dal 10 al 22 per cento a
seconda della tecnica utilizzata» ha tenuto, dal canto suo a sottolineare con
enfasi, il professor Guido Ragni, direttore del Centro Sterilità della
Mangiagalli di Milano. Il professor Ragni, tra i più autorevoli studiosi
italiani in materia, ha definito come «parziale» e «di parte» una lettura della
ricerca, secondo alcune anticipazioni di stampa dalla quale risulterebbe che non
è vero che la legge 40 ha fatto diminuire in Italia le gravidanze in vitro.
«Peccato - ha precisato - che da un corretto utilizzo dei dati dello studio
emerga esattamente il contrario». «Da un confronto serio dei dati riguardanti le
nascite in Italia prima e dopo l’entrata in vigore della legge si può invece
evincere - ha sottolineato Ragni - che le gravidanze sono diminuite dal 10 al 22
per cento». Secondo Ragni si può parlare di «un 21 per cento in meno di bimbi
nati», anche se questo dato statistico è pressoché impossibile da ottenere
«perché, nonostante la legge lo prescriva, non esiste in Italia un Registro
Nazionale per le nascite in vitro».
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Fonte: Il Giornale