In Spagna sì a «neonati terapeutici»
Corriere
della Sera, 9 febbraio 2005
IN SPAGNA
«NEONATI TERAPEUTICI». SÌ ALLA SELEZIONE DEGLI EMBRIONI PER LA CURA DEI
FRATELLINI MALATI
di
Margherita De Bac
ROMA - La Spagna permette ciò che l’Italia proibisce. Il
governo socialista di Zapatero entro la primavera licenzierà una legge che rende
possibile la nascita di «figli su misura». Bambini scelti, attraverso la
selezione degli embrioni, per essere utilizzati come donatori di midollo osseo e
cellule staminali per i fratellini colpiti da malattie genetiche. Non si
tratterà quindi soltanto di eliminare gli ovociti fecondati che presentano
difetti molto gravi. Ma di effettuare una seconda cernita su quelli sani,
destinando all’impianto solo gli embrioni compatibili con i fratellini in
attesa. Una commissione verrà incaricata di autorizzare di volta in volta la
tecnica finalizzata alla nascita di «bebè terapeutici». Casi sovrapponibili a
quello avvenuto a Pavia, lo scorso settembre. Un bambino turco utilizzato come
donatore di staminali per il fratello talassemico. La selezione era stata
effettuata in un centro di Istanbul, dal genetista italiano Francesco
Fiorentino, in modo da aggirare i divieti italiani che in quel periodo erano
ancora in discussione in Parlamento. Il progetto di legge spagnolo è stato
annunciato dal ministro della Sanità, Elena Salgado. Si prevede l’approvazione
definitiva, dopo il dibattito in Parlamento, entro il 2006. Oggi nei centri
iberici la diagnosi preimpianto per coppie colpite da malattie genetiche è già
autorizzata. La possibilità è stata ampliata. La normativa sostituirà quella
approvata nel 2003. Tra le novità, l’eliminazione del limite degli ovociti da
fecondare per ogni ciclo riproduttivo. Resta inalterato invece il numero massimo
di embrioni che potranno essere trasferiti, tre. L’obiettivo, anche qui, è di
evitare la creazione di sovrannumerari da destinare al
congelamento.
Grande soddisfazione
all’Istituto Valenciano di Infertilità, l’Ivi, la prima istituzione medica
spagnola dedicata esclusivamente alla riproduzione umana, da cui è partita
l’iniziativa di promuovere la proposta sui «bebè terapeutici». L’Ivi ha ricevuto
diverse richieste da parte di genitori con figli affetti da malattie genetiche,
determinati a mettere al mondo fratelli o sorelle con le stesse caratteristiche
dei primogeniti, in modo da salvarli attraverso il trapianto. Bambini colpiti da
talassemia, da anemia Fanconi o alcuni tipi di leucemia. Come riporta il sito
dedicato alle cellule staminali dell’associazione per i diritti di utenti e
consumatori, l’Aduc, lo scorso maggio la direttrice dell’Ivi, Amparo Ruiz, ha
reso noto che tra le richieste inviate alla Commissione nazionale per la
riproduzione assistita, due provenivano dall’Italia. Genitori con figli malati
di beta talassemia: «Dobbiamo aiutarli - aveva affermato -. C’è un vuoto
legale». La Salgado già allora aveva espresso la sua disponibilità.
Da noi la legge 40
lasciava un certo margine alla diagnosi preimpianto (non però ai bimbi su
misura), ma gli spiragli interpretativi sono stati chiusi dalle successive,
rigorose, linee guida del ministero della Salute. Giovanni Mommi, ospedale
Microcitemico di Cagliari, che opera in una Sardegna tristemente ricca di
talassemici, non si stanca di ricordare: «L’Italia era all’avanguardia in questo
settore. Ora le coppie sono costrette ad andare all’estero».
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Sera
Fonte: Corriere della Sera