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Italia.
Diagnosi pre-impianto senza embrione
Fare la
diagnosi pre-impianto delle malattie genetiche senza che si sia ancora
formato l'embrione: e' la tecnica messa a punto in Italia dal biologo
Francesco Fiorentino, del
laboratorio Genoma, e presentata il 4 luglio alla comunita' scientifica nel congresso della Societa'
Europea di Medicina della riproduzione ed embriologia (Eshre) in corso a Lione.
Anziche' sull'embrione, l'analisi genetica viene
condotta soltanto sull'ovocita e in questo modo
il test e' lecito anche in Italia, dove la legge 40 sulla fecondazione
assistita vieta la diagnosi pre-impianto perche'
questa implica una manipolazione dell'embrione. 'E' una procedura che abbiamo messo a punto da tempo
-ha detto Fiorentino- e che permette di dare una soluzione ai pazienti
italiani che, dopo la legge 40, hanno cominciato a rivolgersi a centri
esteri per fare la diagnosi pre-impianto'.
Grazie al test, ha aggiunto, 'si risolve il
problema della selezione genetica degli embrioni e dell'eliminazione degli
embrioni malati'.
Nella tecnica,
che Fiorentino prevede di applicare regolarmente in Italia a partire da
settembre, il test viene condotto sulla struttura
dell'ovulo chiamata globulo polare.
Questo e' il
nucleo che viene prodotto nel momento
dell'ovulazione; in quel momento resta bloccato tra il nucleo e la
membrana dell'ovocita, per essere espulso
durante il processo di maturazione. Poiche' il
globulo polare contiene il corredo genetico completo della donna,
analizzandolo diventa possibile individuare la presenza o meno di geni
alterati nel caso in cui la donna e' portatrice di una malattia genetica.
'Il contenuto del globulo polare e' lo specchio
della situazione che troviamo nell'ovocita e di
conseguenza applicando il test diventa possibile selezionare gli ovociti che non contengono la mutazione materna'.
Naturalmente in
questo modo e' possibile riconoscere soltanto le malattie genetiche delle
quali e' portatrice la madre ma, ha spiegato
Fiorentino, se il padre e' portatore della stessa malattia e si utilizza
un ovocita sano, il bambino che nascera' avra' soltanto una
copia del gene alterato. Cio' significa che
nascera' comunque senza
la malattia e che, nella peggiore delle ipotesi, potra' essere soltanto portatore sano.
La beta talassemia e' una delle malattie genetiche che si
possono diagnosticare con il nuovo test. In pratica, possono essere
diagnosticate tutte le malattie genetiche a trasmissione materna e legate
al cromosoma femminile X. Una recente indagine fatta dallo stesso gruppo
di Fiorentino sui nove anni di attivita' del centro, che dal 1998 ha eseguito oltre
600 diagnosi pre-impianto (oggi lavora esclusivamente per centri di
fecondazione assistita che sono all'estero), ha dimostrato che 'il test
puo' essere applicato a circa il 95% della
casistica del centro', ha detto il biologo.
'In pratica resterebbe escluso solo il 5% delle
malattie a trasmissione maschile'.
Anno 2007
Numero 143
del 06-07-2007
Fonte: http://staminali.aduc.it/php_newsshow_0_6228.html
Relazione
sull'attuazione della legge
40
Questi
gli esiti: calo delle nascite, più viaggi
all'estero, più parti plurimi e in generale meno sicurezza per le
donne
Dai dati
di un censimento condotto in 169 centri di fecondazione assistita (contro
i 120 censiti nel 2003) risulta che il numero di
gravidanze nel 2005 siano state 6.235 contro le 4.807 del 2003, con una
media per centro del 36,9% contro il 40,1% del 2003. Anche per quanto riguarda le tecniche Fivet e Icsi i dati sono
simili. Le pazienti trattate con queste tecniche nel 2005 sono
state 27.254 contro le 17.125 del 2003 e le gravidanze sono passate dal
24,8% del 2003 al 18,7% del 2005, con una riduzione del 3,6%. Questi sono
i dati più significativi emersi dalla relazione
al Parlamento sullo stato di attuazione della legge 40/2004 sulla
Procreazione medicalmente assistita (Pma),
inoltrata oggi dal ministro Livia Turco a Franco
Marini, presidente del Senato, e a Fausto Bertinotti, presidente della Camera. Questo inoltre si
legge tra i dati della relazione: “Il numero di trasferimenti effettuati
con un solo embrione è passato dal 13,7% del 2003 al 18,7% del 2005,
mentre più del 50% dei trasferimenti viene
effettuato con tre embrioni contro il 44% del 2003”. E' aumentata la
frequenza di parti plurimi (gemellari, trigemini e multipli) la cui
percentuale è salita dal 22,7% del 2003 al 24,3% del 2005. Inoltre, gli
esiti negativi delle gravidanze sono aumentate
dal 23,4% al 26,4% per morti intrauterine,
aborti spontanei, gravidanze ectopiche correlate
all'obbligo di impianto di tutti gli embrioni previsto dalla legge 40. Sul
testo della relazione viene evidenziata “una
percentuale più elevata di trattamenti che non giungono alla fase del
trasferimento o con bassa possibilità di successo (trasferimento di un
embrione non elettivo)”.
Livia Turco ha
quindi sottolineato che dall'entrata in vigore
della nuova legge vi è stata “una diminuzione delle percentuali di
gravidanze, con conseguente diminuzione di bambini nati”. La relazione
continua esponendo il problema delle numerose coppie che si recano all'estero per sottoporsi a trattamenti
procreativi: “Merita di essere rilevato e analizzato il fenomeno della
migrazione delle coppie verso i centri esteri, non solo per ottenere
trattamenti che utilizzano la donazione di gameti o la diagnosi genetica
preimpianto (vietati dalla legge 40), ma anche
per ottenere l’applicazione delle tecniche con la più alta percentuale di
successo possibile”. A riguardo uno studio della
Commissione Europea, condotto in 11 Paesi dell'Unione, evidenzia che il
motivo principale per cui le coppie si rivolgono all'estero è che la
diagnosi genetica preimpianto è vietata nel loro
Paese, ma influiscono anche i costi e le liste d'attesa più lunghe. Il
Ministro della Salute ha quindi invitato a riflettere seriamente sugli
esiti della legge 40 affinché si garantisca la
salute delle donne, con l'efficacia e la sicurezza delle tecniche e la
tutela degli embrioni, entrambi principi ispiratori proprio della tanto
dibattuta legge 40/2004. Livia Turco ha concluso dicendo che: “Auspico che, a tre anni
dall’applicazione della legge si continui a riflettere sulla legge
medesima, a partire dagli esiti dell’applicazione delle tecniche”.
Parallelamente al congresso annuale dell'European Society of Human
Reproduction and Embryology (Eshre), in corso
a Lione, sono state esposte le stesse tematiche e
della situazione dell'Italia in quanto a Fecondazione assistita. Due
autorevoli medici italiani, Alessandro Di Gregorio, che nel 1999 ha
ottenuto per la prima volta in Europa una gravidanza a termine tramite
trasferimento di citoplasma, e Luca Gianaroli,
direttore scientifico della Sismer (Società
Italiana Studi di Medicina della Riproduzione), hanno commentato questi dati: “I risultati emersi
rispecchiano in pieno quanto detto qui a Lione al Congresso dell'Eshre”. Di Gregorio ha aggiunto: “E' molto importante
che il ministro Turco abbia avuto il coraggio di esporsi su un tema tanto
delicato come quello della fecondazione
assistita. Noi speriamo che la coalizione al
Governo e tutti i politici capiscano l'importanza di rivedere la legge e
di superarne i limiti quanto prima. La legge 40 ha reso più difficile il
percorso terapeutico delle pazienti e ha portato ad una significativa riduzione delle gravidanze”.
I due
medici italiani hanno anche sottolineato che i
centri medici di tutto il mondo parlano dell'Italia come di un caso fuori
dal comune, come è chiaramente emerso anche dalla relazione presentata
dagli Stati Uniti: “Anche nella relazione degli Stati Uniti si è messo in
evidenza come l'Italia sia, a causa della Legge 40, un paese che da tre
anni è tornato al Medioevo. Questa legge è
infatti una delle più arretrate al mondo, contraria alle linee
guida stabilite dalle varie autorità scientifiche internazionali. Anche
per questo molte coppie si rivolgono a centri
medici all'estero”. Di Gregorio ha sottolineato
come il fenomeno sia di grandi dimensioni: “Secondo il registro nazionale
circa 30.000 nuove coppie ogni anno si rivolgono alle tecniche di
fecondazione assistita di II livello. Oggi, grazie alla
legge 40, almeno 15.000 coppie si rivolgono all'estero, con una
spesa media di 8.000 euro per ciclo. E sono soldi
in meno per le casse italiane”.
Anche in Italia sono arrivati i primi
commenti dopo che Livia Turco ha reso noto i dati della ricerca. Le senatrici del
Prc Tiziana Valpiana
(Commissione Sanità) e Maria Luisa Boccia (commissione Giustizia), hanno commentato così: “A tre
anni dalla sua applicazione, oggi possiamo dare un giudizio negativo della
legge 40. La relazione sullo stato della sua attuazione dimostra che è
nemica delle donne e dei bambini sotto molti punti di vista”. In un
comunicato, le senatrici spiegano: “Il primo dato negativo è la
diminuzione delle nascite, paradosso di una legge voluta da chi si
dichiarava “difensore della vita”. Inoltre Il 37,5
% delle coppie si è dovuto rivolgere ai centri privati per avere
assistenza, con una discriminazione sui costi a loro carico in base anche
alla regione di appartenenza.” “Anche i dati che riguardano gli ovociti sono negativi – continuano le senatrici -
oltre la metà viene scartata perché la legge
obbliga a produrre ed impiantare un massimo di tre embrioni, mentre in
Europa si può scegliere di impiantare l'embrione con il più alto
potenziale di sviluppo. La legge inoltre favorisce la produzione di
gravidanze gemellari aumentando i rischi per la salute dei feti e delle
partorienti. Anche gli esiti negativi delle gravidanze sono aumentate dal 23,4% al 26,4%”.
Secondo le due
senatrici di Rifondazione Comunista, il ministro Turco ha fatto un ottimo
lavoro non nascondendo gli effetti negativi della legge sulla salute delle
donne. La loro idea è chiara: la legge va cambiata per proteggere la
salute delle donne e in favore delle nascite.”
Commenti negativi anche da Chiara Lalli, Bioeticista, docente di Logica e Filosofia della
Scienza, presso l'Università di Roma “La Sapienza” e membro del Consiglio
Generale dell’Associazione Coscioni, che parla
di dati drammatici e che ha sottolineato come non
basti l'auspicio di Livia Turco che si “continui
a riflettere, con grande rigore e sobrietà, sulla legge medesima” ma che è
necessario modificare la legge 40 almeno per quanto riguarda gli aspetti
più discriminatori e
dannosi.
Articolo
Legge 40:
test italiano pre-impianto senza embrione. Attenzione ai facili
entusiasmi!
In
Italia all'interno del laboratorio Genoma e' stata messa
a punto una tecnica che permette di fare la diagnosi pre-impianto
delle malattie genetiche senza che si sia ancora formato l'embrione. La
notizia riporta che "anziche' sull'embrione,
l'analisi genetica viene condotta soltanto
sull'ovocita, in questo modo il test sarebbe
lecito anche in Italia, dove la legge 40 sulla fecondazione assistita
vieta la diagnosi pre-impianto perche' questa
implica una manipolazione dell'embrione"
(1).
Tutto
vero, peccato solo che l'art 1 della legge 40 prevede che si possa
ricorrere a tecniche di fecondazione assistita solo nei casi di infertilita' e sterilita'. Peccato che la maggiorparte delle coppie che si recano all'estero per
fare l'analisi preimpianto lo faccia perche' portatrici
di malattie genetiche e non per motivi di sterilita'/infertilita'.
Non
ci facciamo illudere da facili entusiasmi, sicuramente queste scoperte
scientifiche sono positive, non pensiamo pero' che possano risolvere i problemi che una legge
assurda come quella sulla procreazione assistita in Italia ha creato a
migliaia di coppie.
Anche
alla luce dei dati negativi della ultima
relazione sulla legge 40 presentata dal Ministro della Salute al
Parlamento (2) e' evidente che l'intervento di cui c'e' bisogno e' tutt'altro che scientifico! Spero che il Ministro
rifletta bene sull'opportunita' di riformare la legge 40 e che a
settembre, nell'audizione che e' stata convocata in commissione Affari
Sociali grazie ad una mia richiesta (3), possa dare buone notizie a tutte
le coppie costrette ad andare all'estero per aggirare i divieti
inspiegabili della normativa
italiana.
Anno
2007 Numero 143 del
06-07-2007
Donatella
Poretti
Fonte:
http://staminali.aduc.it/php_artshow_6229_1_ta_l25.html
Cellule
staminali da tessuto adiposo programmate per uccidere il cancro
Le
cellule sono infettate con retrovirus vettore di gene che “produce” il
farmaco chemioterapico direttamente nelle cellule
Una
ricerca condotta da un gruppo di scienziati sloveni, diretti da Cestmir Altaner, ha
dimostrato che le cellule staminali provenienti da tessuto adiposo possono
essere riprogrammate tramite l'attivazione di
geni suicidi e poi possono essere usate per
distruggere le cellule tumorali. I ricercatori hanno isolato le cellule
dal tessuto adiposo e poi le hanno coltivate in vitro per espanderle. Le
cellule così ottenute sono state infettate con un retrovirus che trasportava il gene della citosina deaminasi nelle
cellule.
Il gene
veicolato dal retrovirus codifica per una
proteina che, all'interno delle cellule, metabolizza la 5-fluorocitosina
in 5-fluorouracile, un forte agente chemioterapico usato contro il cancro del colon-retto.
In questo modo la terapia è indirizzata al solo bersaglio riducendo gli
effetti collaterali tipici della terapia
anti-cancro.
Queste
cellule modificate sono state testate in un modello animale della
malattia, ottenendo significativi risultati.
Rispetto al gruppo di controllo, infatti, negli animali trattati con
queste staminali umane, si è osservato una
inibizione del tumore del colon-retto di circa il 70%. La ricerca è
stata pubblicata sulla rivista Cancer Research, il giornale ufficiale dell’American Association for Cancer Research.