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Italia. Diagnosi pre-impianto senza embrione

Italia

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http://www.portaledibioetica.it/documenti/000676/000676.htm

 

Italia. Diagnosi pre-impianto senza embrione

 

Fare la diagnosi pre-impianto delle malattie genetiche senza che si sia ancora formato l'embrione: e' la tecnica messa a punto in Italia dal biologo Francesco Fiorentino, del laboratorio Genoma, e presentata il 4 luglio alla comunita' scientifica nel congresso della Societa' Europea di Medicina della riproduzione ed embriologia (Eshre) in corso a Lione.
Anziche' sull'embrione, l'analisi genetica viene condotta soltanto sull'ovocita e in questo modo il test e' lecito anche in Italia, dove la legge 40 sulla fecondazione assistita vieta la diagnosi pre-impianto perche' questa implica una manipolazione dell'embrione. 'E' una procedura che abbiamo messo a punto da tempo -ha detto Fiorentino- e che permette di dare una soluzione ai pazienti italiani che, dopo la legge 40, hanno cominciato a rivolgersi a centri esteri per fare la diagnosi pre-impianto'. Grazie al test, ha aggiunto, 'si risolve il problema della selezione genetica degli embrioni e dell'eliminazione degli embrioni malati'.

Nella tecnica, che Fiorentino prevede di applicare regolarmente in Italia a partire da settembre, il test viene condotto sulla struttura dell'ovulo chiamata globulo polare.

Questo e' il nucleo che viene prodotto nel momento dell'ovulazione; in quel momento resta bloccato tra il nucleo e la membrana dell'ovocita, per essere espulso durante il processo di maturazione. Poiche' il globulo polare contiene il corredo genetico completo della donna, analizzandolo diventa possibile individuare la presenza o meno di geni alterati nel caso in cui la donna e' portatrice di una malattia genetica. 'Il contenuto del globulo polare e' lo specchio della situazione che troviamo nell'ovocita e di conseguenza applicando il test diventa possibile selezionare gli ovociti che non contengono la mutazione materna'.

Naturalmente in questo modo e' possibile riconoscere soltanto le malattie genetiche delle quali e' portatrice la madre ma, ha spiegato Fiorentino, se il padre e' portatore della stessa malattia e si utilizza un ovocita sano, il bambino che nascera' avra' soltanto una copia del gene alterato. Cio' significa che nascera' comunque senza la malattia e che, nella peggiore delle ipotesi, potra' essere soltanto portatore sano.

La beta talassemia e' una delle malattie genetiche che si possono diagnosticare con il nuovo test. In pratica, possono essere diagnosticate tutte le malattie genetiche a trasmissione materna e legate al cromosoma femminile X. Una recente indagine fatta dallo stesso gruppo di Fiorentino sui nove anni di attivita' del centro, che dal 1998 ha eseguito oltre 600 diagnosi pre-impianto (oggi lavora esclusivamente per centri di fecondazione assistita che sono all'estero), ha dimostrato che 'il test puo' essere applicato a circa il 95% della casistica del centro', ha detto il biologo. 'In pratica resterebbe escluso solo il 5% delle malattie a trasmissione maschile'.

 

Anno 2007 Numero 143 del 06-07-2007

 

Fonte: http://staminali.aduc.it/php_newsshow_0_6228.html

 

 

 

 

Relazione sull'attuazione della legge 40

Questi gli esiti: calo delle nascite, più viaggi all'estero, più parti plurimi e in generale meno sicurezza per le donne


Dai dati di un censimento condotto in 169 centri di fecondazione assistita (contro i 120 censiti nel 2003) risulta che il numero di gravidanze nel 2005 siano state 6.235 contro le 4.807 del 2003, con una media per centro del 36,9% contro il 40,1% del 2003. Anche per quanto riguarda le tecniche Fivet e Icsi i dati sono simili. Le pazienti trattate con queste tecniche nel 2005 sono state 27.254 contro le 17.125 del 2003 e le gravidanze sono passate dal 24,8% del 2003 al 18,7% del 2005, con una riduzione del 3,6%. Questi sono i dati più significativi emersi dalla relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della legge 40/2004 sulla Procreazione medicalmente assistita (Pma), inoltrata oggi dal ministro Livia Turco a Franco Marini, presidente del Senato, e a Fausto Bertinotti, presidente della Camera. Questo inoltre si legge tra i dati della relazione: “Il numero di trasferimenti effettuati con un solo embrione è passato dal 13,7% del 2003 al 18,7% del 2005, mentre più del 50% dei trasferimenti viene effettuato con tre embrioni contro il 44% del 2003”. E' aumentata la frequenza di parti plurimi (gemellari, trigemini e multipli) la cui percentuale è salita dal 22,7% del 2003 al 24,3% del 2005. Inoltre, gli esiti negativi delle gravidanze sono aumentate dal 23,4% al 26,4% per morti intrauterine, aborti spontanei, gravidanze ectopiche correlate all'obbligo di impianto di tutti gli embrioni previsto dalla legge 40. Sul testo della relazione viene evidenziata “una percentuale più elevata di trattamenti che non giungono alla fase del trasferimento o con bassa possibilità di successo (trasferimento di un embrione non elettivo)”.
Livia Turco ha quindi sottolineato che dall'entrata in vigore della nuova legge vi è stata “una diminuzione delle percentuali di gravidanze, con conseguente diminuzione di bambini nati”. La relazione continua esponendo il problema delle numerose coppie che si recano all'estero per sottoporsi a trattamenti procreativi: “Merita di essere rilevato e analizzato il fenomeno della migrazione delle coppie verso i centri esteri, non solo per ottenere trattamenti che utilizzano la donazione di gameti o la diagnosi genetica preimpianto (vietati dalla legge 40), ma anche per ottenere l’applicazione delle tecniche con la più alta percentuale di successo possibile”. A riguardo uno studio della Commissione Europea, condotto in 11 Paesi dell'Unione, evidenzia che il motivo principale per cui le coppie si rivolgono all'estero è che la diagnosi genetica preimpianto è vietata nel loro Paese, ma influiscono anche i costi e le liste d'attesa più lunghe. Il Ministro della Salute ha quindi invitato a riflettere seriamente sugli esiti della legge 40 affinché si garantisca la salute delle donne, con l'efficacia e la sicurezza delle tecniche e la tutela degli embrioni, entrambi principi ispiratori proprio della tanto dibattuta legge 40/2004. Livia Turco ha concluso dicendo che: “Auspico che, a tre anni dall’applicazione della legge si continui a riflettere sulla legge medesima, a partire dagli esiti dell’applicazione delle tecniche”.
Parallelamente al congresso annuale dell'European Society of Human Reproduction and Embryology (Eshre), in corso a Lione, sono state esposte le stesse tematiche e della situazione dell'Italia in quanto a Fecondazione assistita. Due autorevoli medici italiani, Alessandro Di Gregorio, che nel 1999 ha ottenuto per la prima volta in Europa una gravidanza a termine tramite trasferimento di citoplasma, e Luca Gianaroli, direttore scientifico della Sismer (Società Italiana Studi di Medicina della Riproduzione), hanno commentato questi dati: “I risultati emersi rispecchiano in pieno quanto detto qui a Lione al Congresso dell'Eshre”. Di Gregorio ha aggiunto: “E' molto importante che il ministro Turco abbia avuto il coraggio di esporsi su un tema tanto delicato come quello della fecondazione assistita. Noi speriamo che la coalizione al Governo e tutti i politici capiscano l'importanza di rivedere la legge e di superarne i limiti quanto prima. La legge 40 ha reso più difficile il percorso terapeutico delle pazienti e ha portato ad una significativa riduzione delle gravidanze”.
I due medici italiani hanno anche sottolineato che i centri medici di tutto il mondo parlano dell'Italia come di un caso fuori dal comune, come è chiaramente emerso anche dalla relazione presentata dagli Stati Uniti: “Anche nella relazione degli Stati Uniti si è messo in evidenza come l'Italia sia, a causa della Legge 40, un paese che da tre anni è tornato al Medioevo. Questa legge è infatti una delle più arretrate al mondo, contraria alle linee guida stabilite dalle varie autorità scientifiche internazionali. Anche per questo molte coppie si rivolgono a centri medici all'estero”. Di Gregorio ha sottolineato come il fenomeno sia di grandi dimensioni: “Secondo il registro nazionale circa 30.000 nuove coppie ogni anno si rivolgono alle tecniche di fecondazione assistita di II livello. Oggi, grazie alla legge 40, almeno 15.000 coppie si rivolgono all'estero, con una spesa media di 8.000 euro per ciclo. E sono soldi in meno per le casse italiane”.
Anche in Italia sono arrivati i primi commenti dopo che Livia Turco ha reso noto i dati della ricerca. Le senatrici del Prc Tiziana Valpiana (Commissione Sanità) e Maria Luisa Boccia (commissione Giustizia), hanno commentato così: “A tre anni dalla sua applicazione, oggi possiamo dare un giudizio negativo della legge 40. La relazione sullo stato della sua attuazione dimostra che è nemica delle donne e dei bambini sotto molti punti di vista”. In un comunicato, le senatrici spiegano: “Il primo dato negativo è la diminuzione delle nascite, paradosso di una legge voluta da chi si dichiarava “difensore della vita”. Inoltre Il 37,5 % delle coppie si è dovuto rivolgere ai centri privati per avere assistenza, con una discriminazione sui costi a loro carico in base anche alla regione di appartenenza.” “Anche i dati che riguardano gli ovociti sono negativi – continuano le senatrici - oltre la metà viene scartata perché la legge obbliga a produrre ed impiantare un massimo di tre embrioni, mentre in Europa si può scegliere di impiantare l'embrione con il più alto potenziale di sviluppo. La legge inoltre favorisce la produzione di gravidanze gemellari aumentando i rischi per la salute dei feti e delle partorienti. Anche gli esiti negativi delle gravidanze sono aumentate dal 23,4% al 26,4%”.
Secondo le due senatrici di Rifondazione Comunista, il ministro Turco ha fatto un ottimo lavoro non nascondendo gli effetti negativi della legge sulla salute delle donne. La loro idea è chiara: la legge va cambiata per proteggere la salute delle donne e in favore delle nascite. Commenti negativi anche da Chiara Lalli, Bioeticista, docente di Logica e Filosofia della Scienza, presso l'Università di Roma “La Sapienza” e membro del Consiglio Generale dell’Associazione Coscioni, che parla di dati drammatici e che ha sottolineato come non basti l'auspicio di Livia Turco che si “continui a riflettere, con grande rigore e sobrietà, sulla legge medesima” ma che è necessario modificare la legge 40 almeno per quanto riguarda gli aspetti più discriminatori e dannosi.

Fonte: (04/07/2007)

Fonte: http://www.molecularlab.it/news/view.asp?n=5401

 

 

Articolo

Legge 40: test italiano pre-impianto senza embrione. Attenzione ai facili entusiasmi!

 

In Italia all'interno del laboratorio Genoma e' stata messa a punto una tecnica che permette di fare la diagnosi pre-impianto delle malattie genetiche senza che si sia ancora formato l'embrione. La notizia riporta che "anziche' sull'embrione, l'analisi genetica viene condotta soltanto sull'ovocita, in questo modo il test sarebbe lecito anche in Italia, dove la legge 40 sulla fecondazione assistita vieta la diagnosi pre-impianto perche' questa implica una manipolazione dell'embrione" (1).

Tutto vero, peccato solo che l'art 1 della legge 40 prevede che si possa ricorrere a tecniche di fecondazione assistita solo nei casi di infertilita' e sterilita'. Peccato che la maggiorparte delle coppie che si recano all'estero per fare l'analisi preimpianto lo faccia perche' portatrici di malattie genetiche e non per motivi di sterilita'/infertilita'.

Non ci facciamo illudere da facili entusiasmi, sicuramente queste scoperte scientifiche sono positive, non pensiamo pero' che possano risolvere i problemi che una legge assurda come quella sulla procreazione assistita in Italia ha creato a migliaia di coppie.

Anche alla luce dei dati negativi della ultima relazione sulla legge 40 presentata dal Ministro della Salute al Parlamento (2) e' evidente che l'intervento di cui c'e' bisogno e' tutt'altro che scientifico! Spero che il Ministro rifletta bene sull'opportunita' di riformare la legge 40 e che a settembre, nell'audizione che e' stata convocata in commissione Affari Sociali grazie ad una mia richiesta (3), possa dare buone notizie a tutte le coppie costrette ad andare all'estero per aggirare i divieti inspiegabili della normativa italiana.


Anno 2007 Numero 143 del 06-07-2007

Donatella Poretti

 

Fonte: http://staminali.aduc.it/php_artshow_6229_1_ta_l25.html

 

 

Cellule staminali da tessuto adiposo programmate per uccidere il cancro

Le cellule sono infettate con retrovirus vettore di gene che “produce” il farmaco chemioterapico direttamente nelle cellule


Una ricerca condotta da un gruppo di scienziati sloveni, diretti da Cestmir Altaner, ha dimostrato che le cellule staminali provenienti da tessuto adiposo possono essere riprogrammate tramite l'attivazione di geni suicidi e poi possono essere usate per distruggere le cellule tumorali. I ricercatori hanno isolato le cellule dal tessuto adiposo e poi le hanno coltivate in vitro per espanderle. Le cellule così ottenute sono state infettate con un retrovirus che trasportava il gene della citosina deaminasi nelle cellule.

Il gene veicolato dal retrovirus codifica per una proteina che, all'interno delle cellule, metabolizza la 5-fluorocitosina in 5-fluorouracile, un forte agente chemioterapico usato contro il cancro del colon-retto. In questo modo la terapia è indirizzata al solo bersaglio riducendo gli effetti collaterali tipici della terapia anti-cancro.

Queste cellule modificate sono state testate in un modello animale della malattia, ottenendo significativi risultati. Rispetto al gruppo di controllo, infatti, negli animali trattati con queste staminali umane, si è osservato una inibizione del tumore del colon-retto di circa il 70%. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Cancer Research, il giornale ufficiale dell’American Association for Cancer Research.

 

Fonte: MolecularLab.it (04/07/2007)

 

Fonte: http://www.molecularlab.it/news/view.asp?n=5400


Fonte: ADUC