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La Cei attacca: "Illegittima la sentenza di Cagliari"

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Fecondazione assistita
La Cei attacca: "Illegittima la sentenza di Cagliari"
Consentendo la diagnosi preimpianto sugli embrioni di una donna affetta da beta-talassemia, il Tribunale di Cagliari ha riaperto fragorosamente il dibattito sulla legge sulla procreazione assistita. Se la Cei prevedibilmente attacca i giudici dicendo che "la sentenza appare in netto contrasto con la legge 40 e l'interpretazione della Corte Costituzionale perché un giudice non può emettere un giudizio che smentisce la legge e la Consulta", per la presidente dei Radicali, Maria Antonietta Farina Coscioni, la legge del 2004 "va rivista subito". "La sentenza piuttosto - spiega - segna un punto di partenza fondamentale perché il divieto della diagnosi precoce pone problemi reali per le persone, come nel caso della coppia di Cagliari". Per la Coscioni "quella del Tribunale è quindi una sentenza autorevole che richiama i principi costituzionali di tutela della salute della donna e quindi dei diritti della coppia ad avere un figlio sano". Per la Coscioni è necessario a questo punto "riaprire il dibattito anche perché la legge favorisce il turismo procreativo che ha raggiunto numeri importanti: vanno superati gli ostacoli che si frappongono fra le famiglie e la maternità, soprattutto per chi non ha i mezzi".
Una legge "aggirata" nella pratica - Ma quello che dopo due anni dalla sua entrata in vigore ci si chiede è se e come questa legge venga applicata. I dati forse non sono ancora sufficienti per stabilirne pregi e difetti, ma ciò che emerge con chiarezza è che la 40 "si può aggirare" - e così spesso avviene - rispetto ad alcune sue parti come, per esempio, laddove impone l'obbligo dell'impianto di tre embrioni. Con una diffida al medico, infatti, si può impedire il triplice impianto e ottenere il "congelamento" degli embrioni, relizzando di fatto due pratiche proibite dalla legge.
Binetti: "Preseguire chi aggira la 40" - Una norma che appare quindi superata dalla pratica ma che per Paola Binetti, esponente della Margherita, va difesa anche con la coercizione. "Andrebbero perseguiti penalmente coloro che aggirano la legge - dice la senatrice - così come andrebbero chiusi gli ospedali che consentono queste pratiche, per fortuna una minoranza". L'esponente teo-dem che ha sostenuto la legge 40 sin dalla prima ora, ribadisce che "c'è una sentenza della Corte Costituzionale del 2006 che stabilisce chiaramente che la diagnosi preimpianto, quando riguarda coppie infertili, non è consentita dalla legge". "Io capisco - continua la Binetti - la sofferenza della coppia di Cagliari che ha problemi di natura genetica, ma questo è un altro campo che non è affrontato dalla legge 40 che nasce con altri obiettivi. Per questi casi particolari ad alto rischio per cause genetiche ci vuole una legge apposita. Ma la legge 40 non si tocca: c'è intorno ad essa un'aggressione sistematica da parte di coloro che non la vogliono accettare nonostante il referendum attraverso il quale si sono espressi i cittadini in maniera chiara".
Meloni: "Falsa informazione crea turismo procreativo" - Posizione, quella della Binetti, sostanzialmetne condivisa dalla vicepresidente della Camera Giorgia Meloni. "Non c'è dubbio che il dibattito sulla legge 40 si possa riaprire, purché si abbia un approccio giusto con la materia di cui la normativa si occupa", dice l'esponente di Alleanza Nazionale, aggiungendo che "la diagnosi preimpianto dà un'affidabilità bassissima con il conseguente rischio di buttare nel gabinetto embrioni sani (parole smentite dal genetista Fiorentino in una nostra intervista, per il quale il margine di errore "è praticamente pari a zero" n.d.r.). Il problema - continua Meloni - è che altrimenti si aprirebbero le porte alla selezione eugenetica e chiunque, compresi i malati di celiachia, potrebbero accedere alla diagnosi preimpianto". Comunque il dibattito "si può riaprire", ma il deputato di An avverte: "Stiamo attenti che si è attuata e si sta attuando una campagna mediatica errata: passa il falso messaggio che con la legge 40 non si può accedere alla fecondazione assistita e non è così. E' sulla base di questo errore di fondo - conclude - che molte coppie vanno all'estero per accedere alle pratiche di fecondazione artificiale".
Rifondazione: "Rivedere la legge è una priorità" - Ma Rina Gagliardi, vice-capogruppo del Prc al Senato, non ci sta e sfida chi protegge ad oltranza una legge "fallimentare": "Adesso non si può non riaprire il dibattito sulla legge 40 - dice -. La sentenza del Tribunale di Cagliari va a cercare il diritto alla salute della donna e pone un problema importante che questa legge non affronta". Per la senatrice discutere e modificare la legge è una priorità, "senza che ci siano steccati ideologici e religiosi che impediscono una serena analisi di una legge che sta mostrando tutti i suoi limiti". Insomma, conclude la Gagliardi, "bisogna fare una verifica seria della legge nella sua applicazione concreta".
 
 
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Fonte: Tiscali notizie