Presentata a Roma una nuova procedura che potrebbe
permettere di fare la diagnosi preimpianto senza violare i principi della Legge
40/04 sulla procreazione medicalmente assistita, agendo cioè sugli ovociti e non
sugli embrioni. Ciò restituirebbe un'arma alla lotta contro le malattie
genetiche, offrendo una speranza anche alle coppie che non possono permettersi
cure costose all'estero
È stata presentata a Roma, nel
corso di una conferenza stampa indetta da GENOMA Molecular
Genetics Laboratory, una nuova procedura di diagnosi genetica
preconcepimento (PCGD), tramite la quale i ricercatori di tale
laboratorio - diretti da Francesco Fiorentino - intendono
superare i divieti imposti dalla Legge 40/04 sulla
procreazione medicalmente assistita, in ambito di diagnosi preimpianto
di malattie genetiche e cromosomiche sugli ovociti - prima cioè che
avvenga il concepimento - e non sugli embrioni, ciò che
potrebbe risolvere il problema della selezione genetica degli embrioni stessi e
dell'eliminazione di quelli malati.
«Com'è noto, dall'entrata in vigore
della Legge 40/04 - dichiarano i responsabili di GENOMA - e più ancora dalle
Linee Guida emanate dal Ministero della Salute, la diagnosi preimpianto
è vietata, poiché comporta la selezione eugenetica e la distruzione
degli embrioni malati. Alle coppie italiane, dunque, erano rimaste solo due
possibilità: il concepimento naturale, sottoponendosi
successivamente a diagnosi prenatale, mediante villocentesi o amniocentesi,
affrontando eventualmente la scelta dolorosa di un'interruzione volontaria della
gravidanza, nel caso in cui si individuasse un feto affetto da una specifica
malattia; oppure il cosiddetto "turismo procreativo", cercando
cioè di ottenere un trattamento sanitario mediante diagnosi preimpianto
all'estero, presso centri di fecondazione assistita ubicati in Paesi
con legislazioni meno restrittive, affrontando quindi ingenti spese e notevoli
disagi. Oggi, a nostro parere, la diagnosi genetica preconcepimento
restituisce un'arma alla lotta contro le malattie genetiche,
offrendo una speranza concreta a tutte le coppie, anche a quelle che non si
possono permettere cure costose all'estero, riducendo sensibilmente il rischio
di interruzioni di gravidanza e soprattutto rispettando pienamente la
vita sin dall'atto del concepimento».
In sostanza, come già
accennato inizialmente, questa nuova tecnica - che sembra sia già stata
utilizzata con successo su una coppia laziale - mira a selezionare gli ovociti
(e non gli embrioni) in cui sia assente l'anomalia genetica materna, in modo da
produrre solo embrioni sani e ciò viene realizzato eseguendo
l'analisi genetica dell'ovocita, mediante biopsia del primo globulo
polare (1PB), prima della sua fertilizzazione e prima quindi che si sia
formato l'embrione.
«Finalmente - è stato dichiaratori dai promotori
della conferenza stampa di Roma - ritorna la possibilità di
diagnosticare, prima della nascita, molte malattie genetiche
tutt'altro che rare, come la talassemia o la fibrosi cistica,
che affliggono tante coppie in Italia, senza dover affrontare la scelta dolorosa
di un eventuale aborto terapeutico». (S.B.)