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La legge 40 la vieta, ma si può praticare legalmente... a mezz'ora di macchina da Rimini

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News: La legge 40 la vieta, ma si può praticare legalmente... a mezz'ora di macchina da Rimini
16 Set 2004 - 06:42 PM
A un passo letteralmente dall'Italia, però all'estero, la Repubblica di San Marino si sta attrezzando per praticare le tecniche di fecondazione in vitro con diagnosi genetica preimpianto. I primi cicli partiranno a ottobre. E la lista d'attesa è lunghissima.

Si tratta di coppie con figli microcitemici che intendono imboccare la strada del trapianto con la certezza di concepire un figlio «compatibile» per l’intervento. Si tratta di coppie portatrici di patologie genetiche come la beta-talassemia, la distrofia muscolare, la fibrosi cistica, l’atrofia muscolare spinale. Si tratta di coppie italiane, fertili, tagliate fuori dalla nuova legge sulla fecondazione medicalmente assistita approvata il 10 marzo scorso. Uomini e donne che non saranno più costretti a costosissimi viaggi della speranza negli Stati Uniti, in Belgio, in Spagna o in Turchia. E che potranno scegliere Paesi più vicini: anche Nova Gorica e Malta ci stanno pensando. Tra i professionisti italiani contattati dalla clinica privata sanmarinese per seguire i nuovi pazienti c’è il dottor Francesco Fiorentino, 38 anni, direttore del centro Genoma di Roma. Il biologo molecolare ha già eseguito in Turchia la diagnosi preimpianto degli embrioni delle due gemelline che hanno salvato il fratello Luca, guarito a 5 anni dalla talassemia grazie al trapianto di cellule staminali prelevate dal cordone ombelicale. L’intervento, compiuto il 12 agosto a Pavia, aveva suscitato polemiche e imbarazzi proprio perché reso possibile dalla selezione degli embrioni, concepiti in provetta all’estero.
Fiorentino avverte: «È inutile che fingiamo di non saperlo. La selezione degli embrioni prima dell’impianto è l’unica via sicura per curare una terribile malattia ed è un modo certo per non dover poi affrontare un doloroso aborto, comunque permesso dalla legge».
Sottoporsi, a un passo dall’Italia, a un ciclo di fecondazione in vitro, che dura dai 15 ai 18 giorni, garantisce l’abbattimento dei costi. Prima che entrasse in vigore la nuova legge, la diagnosi preimpianto costava intorno ai mille euro mentre la fertilizzazione in vitro variava dai 2.500 ai 3.500 euro. Chi dopo marzo si è trovato costretto ad andare in Turchia ha dovuto sborsare 5.000 euro soltanto per la fecondazione assistita, e senza contare i farmaci e le spese di viaggio e di permanenza. A Bruxelles la parcella sale a diecimila euro, negli Usa raddoppia.
«Noi non ne facciamo un discorso di soldi - va avanti Fiorentino -, a noi interessa dare un contributo alla ricerca. La nostra gratificazione è vedere pubblicati i nostri studi sulle riviste specializzate: delle gemelline concepite a Istanbul ha scritto la Molecular Reproduction».

Il problema della ricerca, e dei forti limiti imposti dalla legge numero 40 del 2004, è sentito da tutti coloro che hanno a che fare ogni giorno con le malattie genetiche. Lo conferma il professor Giovanni Monni, primario di ginecologia al Microcitemico di Cagliari. In una regione, la Sardegna, che ha l’infelice primato di 1.500 talassemici, il 20% dei malati italiani. Con un cittadino su otto portatore sano della beta talassemia (tra due coniugi portatori il rischio di avere un figlio malato è del 25%). Monni sospira: «Abbiamo le mani legate. Fino al 10 marzo avevamo fatto già 44 diagnosi preimpianto: eravamo pronti per due o tre alla settimana. Adesso continuiamo a eseguire la villocentesi, ma senza più poter studiare la compatibilità in vista di un trapianto. E tutto ciò perché adesso questa ricerca è bollata come eugenetica. Malgrado l’Organizzazione mondiale della sanità lo abbia detto chiaramente: eugenetica significa selezionare caratteristiche come il colore dei capelli o degli occhi. Non possiamo neppure suggerire ai nostri pazienti di andare all’estero. Rischiamo di essere radiati dall’albo».

14 settembre 2004
da: “Il Corriere della Sera” Elvira Serra

Per un approfondimento vedi la sezione: Donne e fecondazione assistita

 

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Fonte: Arcidonna