ROMA (6 novembre) - E' nato a Roma in
ottobre, ed è una femmina, il primo bebè che ha ricevuto per la
prima volta al mondo la diagnosi prenatale prima ancora del
concepimento. L'annuncio è stato dato oggi a Roma nel congresso
della Federazione italiana di ostetricia e ginecologia (Fiog). La
tecnica con cui è nata la bambina, figlia di una coppia di Rieti, si
basa sull'analisi del globulo polare. Questo è il nucleo che viene
prodotto quando avviene l'ovulazione, contiene in modo speculare il
patrimonio genetico della donna e viene naturalmente espulso nel
processo di maturazione. L'analisi del globulo polare viene fatta di
routine in molti centri europei, ma sempre dopo che è avvenuto il
concepimento: questo, però, è vietato in Italia dalla legge 40 e, di
conseguenza, l'analisi è stata modificata in modo da essere
applicata all'ovocita prima del concepimento dai ginecologi Massimo
Moscarini, del Sant'Andrea di Roma, e Donatella Caserta,
dell'università di Roma La Sapienza, e dal biologo Francesco
Fiorentino, del laboratorio Genoma, sempre a Roma. «Non pensiamo di
avere risolto tutti i problemi relativi all'analisi pre-impianto, ma
questa è la via italiana».
La tecnica. «Il primo caso
intelligente di recupero di spazzatura biologica», lo definisce il
ginecologo che ha effettuato la fecondazione assistita da cui è nata
la bambina, il direttore del centro di procreazione assistita dello
European Hospital, Ermanno Greco. L'analisi genetica è stata infatti
condotta sul primo globulo polare, la struttura che si forma
nell'ovocita durante l'ovulazione: racchiude una copia del Dna della
donna e viene espulso nel processo di maturazione. La sua analisi
genetica permette quindi di cercare le mutazioni legate alla
malattia ereditaria di cui è portatrice la donna.
La via
italiana. Alcuni Paesi, come la Germania, usano questa tecnica,
ma solo a fecondazione avvenuta. Questo in Italia non si può fare
comunque, dato che per la legge 40 l'embrione si forma con il
concepimento. Perciò i ricercatori hanno trovato il modo per
analizzare il globulo polare prima della fecondazione. «Nessuno ci
aveva pensato perché non era spinto dalla necessità»: Fiorentino e i
suoi colleghi sanno che non c'è tecnica migliore della diagnosi
pre-impianto condotta sull' embrione, ma questa è vietata in Italia
dalla legge 40 sulla fecondazione assistita. Di conseguenza l'unica
possibilità per le coppie a rischio di trasmettere al figlio una
malattia ereditaria è rivolgersi all'estero. «E' il primo nato vivo
che abbiamo, c'è ancora molto da fare», dice Moscarini. La tecnica è
pubblicata sulla rivista Prenatal Diagnosis.
Altre due
gravidanze. Altri due bimbi nasceranno fra circa sei mesi. nel
loro caso la diagnosi pre-concepimento è stata utilizzata per
evitare la trasmissione della talassemia e della sindrome
dell'X-fragile, mentre nella bambina nata a Rieti è stata evitata la
malattia di Charcot-Marie-Tooth.
I costi. «Purtroppo
sono ancora alti, circa 5.000 euro» dicono i ricercatori, i quali
sperano che, una volta uscita dalla fase sperimentale, la tecnica
possa essere utilizzata nelle strutture pubbliche, con la riduzione
dei costi per le coppie.
La sicurezza. L'analisi del
Dna racchiuso nel globulo polare permette di eliminare il rischio
che donne portatrici di malattie genetiche possano trasmettere la
malattia al figlio. Se invece il portatore della malattia è l'uomo,
spiega Fiorentino, la garanzia di avere un ovocita sano fa in modo
che la mutazione eventualmente trasmessa dal padre sia recessiva: il
bambino nascerebbe portatore sano della malattia e non malato.
Fonte: Il messagero