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Nasce il bebè "politicamente corretto"

Una rivoluzionaria diagnosi per-concepimento evita le indagini sull'embrione DANIELA DANIELE ROMA
E’ una femminuccia ed è nata, a ottobre, a Rieti. Una bimbetta sana, concepita con una tecnica di procreazione assistita destinata a gettare un ponte tra scrupoli etici ed esigenza scientifica.

Non c’è stata quell’indagine sull’embrione che fa accapponare la pelle al mondo cattolico, ma la certezza «al 99,9 per cento» di far nascere una creatura sana i genitori l’hanno avuta lo stesso. La loro esperienza, fanno sapere i ginecologi riuniti a Roma nel loro annuale congresso, è per ora unica al mondo. E potrebbe anche ridurre il turismo della cicogna all’estero, dove le leggi sono meno restrittive. Il merito è tutto di una ricerca italiana.

Si chiama «Diagnosi genetica pre-concepimento». Realizzata da ricercatori romani, consente alle coppie portatrici di malattie genetiche o cromosomiche di concepire figli sani, in provetta, senza ricorrere a quello che è ed è stato uno dei punti più discussi della legge 40 sulla fecondazione assistitita: la selezione dell’embrione. L’annuncio è stato dato da Massimo Moscarini, presidente dei ginecologi universitari (Agui), Francesco Fiorentino, biologo molecolare, direttore del Laboratorio Genoma di Roma, e Donatella Caserta, dell’Università La Sapienza, che hanno elaborato la metodica.

Come funziona? Il procedimento consiste nello studio dell’ovocita, prima che sia fecondato dallo spermatozoo. Con questa tecnica si aiutano le coppie nelle quali la donna è portatrice di malattie genetiche come talassemia, la fibrosi cistica e la distrofia muscolare oppure in quelle dove la donna, vista l’età avanzata, rischia di concepire un figlio con la sindrome di Down.

Soltanto nel caso l’aspirante mamma abbia questi problemi è possibile agire? «Sì - risponde il professor Moscarini -. Ma parliamo di una situazione che riguarda il 95 per cento dei casi di patologie genetiche». Si potrà fare la stessa cosa con gli spermatozoi? «Per ora è tecnicamente impossibile. Verrebbero distrutti».

La metodica, però, non è ancora a disposizione della Sanità pubblica. «Purtroppo - continua il ginecologo - l’Università non ha fondi per questa ricerca e quindi dobbiamo ricorrere ai privati. Ma il nostro scopo è proprio quello di renderla, al più presto, alla portata di tutti».

Francesco Fiorentino e Donatella Caserta spiegano, poi, che la diagnosi genetica pre-concepimento mira a a selezionare gli ovociti nei quali sia assente l’anomalia genetica materna, in modo da produrre embrioni sani. «Questo procedimento - dice Fiorentino - è realizzato eseguendo l’analisi genetica dell’ovocita, mediante biopsia del primo globulo polare (1PB), prima della sua fertilizzazione, e quindi prima che si sia formato l’embrione. Con tale procedura possono essere diagnosticati tutti i tipi di malattie genetiche e cromosomiche a trasmissione materna».

La legge 40 impedisce la selezione a fini eugenetici e cioè non consente di selezionare gli embrioni che dovessero risultare affetti da malattie genetiche. Un pesante handicap per quelle coppie che rischiano di procreare figli non sani e che, spesso, decidono di recarsi all’estero, principalmente in Spagna, in centri dove, invece, la diagnosi e la selezione degli embrioni sono consentite.
Fonte: La Stampa