Il Giornale - «Sono cattolico ma voterò sì Se vincerà l’astensione farò disobbedienza civile» - n. 138 del 11-06-2005
n. 52 del 2008-03-01 pagina 4
«Sono cattolico ma voterò sì Se vincerà l’astensione
farò disobbedienza civile»
di Enza Cusmai
Fiorentino: «Il margine d’errore della diagnosi
pre-impianto? Vicino allo zero»
da Milano
Francesco Fiorentino, 39 anni, biologo molecolare di fama
internazionale, è conosciuto dal grande pubblico da quando la cronaca ha dato
notizia di un caso che ha commosso l’Italia: nel 2004 a Pavia il piccolo Luca è
stato salvato da una grave forma di talassemia grazie alla donazione del midollo
prelevato dal cordone ombelicale del suo fratellino, nato dopo una selezione
genetica effettuata proprio dal professor Fiorentino in un centro di Istanbul.
Lui, con un passato nella polizia scientifica, dirige il Centro Genoma a Roma e
collabora con centri analoghi sparsi per il mondo, dove può applicare il metodo
di selezione pre-impianto senza i vincoli della legge.
Professore, lei è
cattolico?
«Sì, e molto credente, ma la posizione della Chiesa sul
referendum la considero una vera intrusione nella vita privata delle
persone».
Ma il clero sostiene che gli embrioni vadano difesi così come
qualsiasi altra vita umana.
«Io gli embrioni li rispetto, molto più di
quanto si immagini».
E come la mettiamo con la diagnosi pre-impianto che
seleziona gli embrioni prima dell’impianto in utero?
«C’è un grande
equivoco alla base della selezione genetica da noi effettuata. La diagnosi
pre-impianto non fa che anticipare i tempi della diagnosi pre-natale. L’unica
differenza sta nel fatto che se al feto viene diagnosticata una malformazione
grave in diagnosi pre-natale la madre deve affrontare il dramma di una scelta:
proseguire nella gravidanza o abortire. Nel caso di diagnosi pre-impianto,
invece, l’embrione malato non si impianta e così non si genera una gravidanza
malata».
La vita quando inizia secondo lei?
«L’embrione è una vita in
potenza, non c’è dubbio. Ma per avere una dignità umana deve essere impiantato:
non si può tutelare un embrione creato su una piastra di laboratorio che non ha
potenzialità di vita».
Quanti embrioni si buttano via in una diagnosi
pre-impianto?
«Non si elimina alcun embrione. In media se ne producono
sei, se ne usano due o tre e gli altri si congelano, anche quelli malati. Che
possono venire usati anche dopo dieci anni. E dopo lo scongelamento solo l’80
per cento rimane in vita».
Lei conosce tante coppie con problemi di
infertilità o ammalate geneticamente. Qual è il caso che l’ha commossa di
più?
«La storia di una coppia con due figli talassemici che hanno profili
genetici diversi tra di loro. Con la diagnosi pre-impianto abbiamo selezionato
due embrioni compatibili con entrambi i fratellini e adesso la signora è incinta
di due gemelli. Quando nasceranno i neonati si potranno prelevare dal loro
cordone ombelicale cellule staminali compatibili con entrambi i fratellini che
finalmente potranno guarire».
È soddisfatto dei risultati ottenuti con la sua
ricerca?
«Non in Italia, dove si lavora quasi in clandestinità. La
diagnosi pre-impianto non è mai stata pubblicizzata, neppure prima dei divieti
imposti dalla legge 40. Invece, se supportata nella maniera giusta, questa
tecnica può aiutare tanti bambini a tornare sani. E non solo quelli malati di
talassemia, ma anche quelli affetti da malattie rarissime, come per esempio la
sindrome di Wisckott-Algrich».
Qualche genetista ha puntato il dito su questa
tecnica, sostenendo che abbia un’alta percentuale di errore
diagnostico.
«Non è assolutamente vero. Dal 1998 ho eseguito 200
interventi senza alcun errore diagnostico. I dati europei e mondiali, invece,
danno un margine di errore che oscilla dallo 0,1 allo 0,7 per cento, ma queste
cifre tengono conto dei risultati ottenuti in 15 anni di ricerca e dunque anche
delle prime applicazioni. Ora abbiamo raffinato molto la diagnostica».
Ci
sono situazioni in cui ha rifiutato di fare la diagnosi?
«Sì, quando
alcune coppie cinesi volevano selezionare il sesso del nascituro. In quel Paese
le femmine non sono gradite e si effettua la villocentesi all’undicesima
settimana per poi abortire. Ecco, in questi casi considero non etico applicare
la diagnosi pre-impianto».
Il professor Angelo Vescovi, che non è credente,
si asterrà al referendum perché dice che ci sono altre strade per raggiungere lo
stesso obiettivo, cioè diagnosi senza eliminare gli embrioni. È
vero?
«Sì, ma ci sono dei limiti. Si potrebbe effettuare la diagnosi del
primo globulo polare, ma noi abbiamo verificato che con questo metodo solo il 30
per cento delle cellule uovo può essere diagnosticato».
Ci sono molti
italiani in lista di attesa per la diagnosi pre-impianto
all’estero?
«Soltanto a Istanbul attualmente ci sono 50
coppie».
Quanto costa un viaggio della speranza?
«Molto. Ci vogliono
1.500 euro per la diagnosi pre-impianto e circa 2.100 euro per un ciclo di
fecondazione assistita. Ma l’investimento più pesante resta quello dei farmaci,
che si devono acquistare privatamente. Inoltre vanno aggiunte le spese per la
permanenza all’estero - per circa 18 giorni - e le visite mediche. Insomma, per
la parte logistica si spende quattro volte di più dell’intera diagnosi».
È
vero che lei non fa pagare la diagnosi embrionale alle coppie italiane che
visita all’estero?
«Sì, è vero. Le coppie già subiscono il disagio del
trasferimento e mi sembra ingiusto che debbano sborsare denaro per qualcosa di
cui avrebbero diritto anche in Italia».
E come riesce a mandare avanti il suo
centro?
«La diagnosi pre-impianto è una minima parte del nostro lavoro. A
me basta raccogliere dati da presentare alla comunità scientifica. Dal 1998
Genoma è il terzo centro al mondo accreditato in questo settore assieme a
Chicago e Bruxelles».
Se vincerà l’astensione lei cosa prevede?
«Si
intensificheranno le processioni all’estero di coppie malate per fare quello che
da noi è vietato. Come mi comporterò? Farò disobbedienza civile e continuerò a
offrire ai pazienti italiani la diagnosi pre-impianto gratis per sottolineare
l’ipocrisia che regna su alcuni temi nel nostro Paese».
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Fonte: Il Giornale