Preventive Genetic Testing | ||||||||||||||||
Osteoporosis - Screening 7 polymorphisms |
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Già da parecchio tempo è stata
verificata una familiarità per l'osteoporosi, tuttavia solo negli ultimi anni
sono iniziati studi volti a identificare e caratterizzare le componenti
genetiche di tale malattia. Il picco di massa ossea che si osserva tra i
20 e 30 anni di età è determinato in gran parte da fattori genetici come pure
la velocità con cui si riduce la massa ossea in seguito alla menopausa o
all'invecchiamento. Inoltre durante la vita si possono accumulare fattori di
rischio ambientali che possono risultare determinanti per l'insorgere della
malattia. Dunque la patogenesi
dell'osteoporosi è il risultato di complesse interazioni fra predisposizione
genetica e fattori di rischio ambientali. I fattori genetici giocano un ruolo
importante nella patogenesi dell’osteoporosi e sono rappresentati dal pool di
geni che regolano l’espressione dei caratteri legati allo sviluppo della
patologia (massa e microarchitettura ossea). I fattori ambientali comprendono
abitudini alimentari (introito di calcio e vitamina D), consumo di alcool,
tabacco e caffè, attività fisica, assunzione di farmaci che interferiscono con
il metabolismo fosfo-calcico ed esercitano soprattutto un effetto selettivo
sulle caratteristiche genetiche dell’individuo. Infatti, nonostante siano
evidenti diverse influenze ambientali su determinazione e mantenimento della
densità minerale ossea (BMD), studi su gemelli e famiglie osteoporotiche
indicano che il contributo genetico alla patogenesi dell’osteoporosi è
responsabile del 75-85% della variabilità interindividuale della BMD. Polimorfismi genetici
associabili all'osteoporosi La caratterizzazione dei
marcatori genetici legati all'ereditarietà di una bassa densità minerale ossea
potrebbe permettere di identificare precocemente gli individui suscettibili a
sviluppare osteoporosi. In questo modo si potrebbe attivare una prevenzione
mirata con terapie specifiche e modifiche allo stile di vita, tali da ridurre al
massimo il rischio ambientale negli individui geneticamente predisposti a
sviluppare la malattia. Dal 1995 ad oggi sono stati
iniziati diversi studi atti ad identificare e caratterizzare polimorfismi in
diversi geni correlati al metabolismo osseo: tali analisi hanno lo scopo di
evidenziare correlazioni tra la presenza di una determinata variante allelica e
una situazione di ridotta densità di massa ossea. Diversi polimorfismi sono
stati sino ad ora identificati ed analizzati: all'interno dei geni che
codificano per il recettore della
vitamina D (VDR), Collagene
IA1 (COLIA1), recettore della
calcitonina (CTR) e recettore
degli estrogeni (ESR). I
risultati ottenuti da questi studi permettono di affermare che l'osteoporosi è
una malattia poligenica, quindi una determinazione più certa della
predisposizione alla malattia richiede l'analisi dei diversi polimorfismi. Elenco dei geni
investigati e delle varianti genetiche studiate
La Vitamina D promuove l’assorbimento intestinale e
renale del calcio ed è indispensabile per lo sviluppo ed il mantenimento della
massa ossea. La vitamina D è anche coinvolta nei processi di controllo della
proliferazione e della differenziazione cellulare, nonchè nella
immuno-modulazione. Nel sistema immunitario, ad esempio, la vitamina D promuove
la differenziazione dei monociti ed inibisce la proliferazione dei linfociti
attraverso l’increzione di citochine come IL-2 , l’IL12 e l’ interferon
”“γ. In alcuni tipi di cellule di carcinoma, la vitamina D ha dimostrato
un’attività antiproliferativa. Gli effetti della Vitamina D sono mediati dal suo recettore
nucleare (VDR), che forma un
complesso eterodimerico con il recettore dell’acido retinoico ed interagisce
con i fattori di trascrizione. VDR (12q12-14) codifica per una proteina di 427
aminoacidi (aa), che regola il trasporto e l’omeostasi del calcio ed è stato
proposto come il locus a maggior effetto genetico sulla BMD negli studi di
associazione. Sono presenti diversi siti polimorfici nella regione 3’ del gene
umano VDR identificati dalle endonucleasi di restrizione TaqI e BsmI, ed un’altra
variante polimorfica, riconosciuta da FokI,
a livello del presunto codone di inizio della trascrizione nell’esone 2. Gli
alleli vengono rispettivamente chiamati T-t, B-b e F-f: le lettere minuscole
identificano la presenza del sito di restrizione e le lettere maiuscole indicano
l’assenza di tale sito. Tali polimorfismi possono condizionare la risposta a
vari componenti dietetici con possibili rischi di sviluppo di patologia. È ormai ampiamente dimostrato un coinvolgimento funzionale
degli alleli del VDR nell’omeostasi del calcio e nella mineralizzazione
dell’osso. Gli studi iniziali hanno consentito di riscontrare l’interazione
tra il gene del VDR, l’assorbimento di calcio e i livelli di calcio nella
dieta. Le variazioni alleliche del gene VDR spiegano per il 70% gli effetti
genetici sulla densità ossea. Il polimorfismo Fok1 consiste in una sostituzione nucleotidica
T-C a livello del codone di inizio della traduzione del gene VDR (ATG®ACG).
Tale polimorfismo determina la traslazione di tre aminoacidi dal sito d'inizio
della traduzione del gene con conseguente alterazione della relativa proteina,
mancante di tre aminoacidi. Il nucleotide T viene anche definito allele
f, mentre il nucleotide C viene definito allele F. La combinazioni di questi alleli puo produrre i
genotipi ff (TT), Ff
(CT) e FF (CC). Il genotipo FF (forma corta) provoca un aumento
dell’attivazione della trascrizione. Il genotipo ff è stato associato ad una
bassa BMD lombare in donne Ispano-Americane in età postmenopausale, Giapponesi,
Nordamericane e Italiane. Anche i fattori ambientali, come
l’assunzione di calcio giornaliero, possono modulare gli effetti dei genotipi
di FokI sulla BMD. I risultati
ottenuti da tutti questi studi di associazione mostrano come i polimorfismi di
VDR da soli non siano marcatori genetici utili per assegnare il rischio di
Osteoporosi, sebbene risultino molto utili per spiegare la variabilità della
BMD osservata nella popolazione. Il polimorfismo BsmI,
localizzato nell’introne 8 del gene VDR e consistente in una variazione
nucleotidica A-G, è associato invece alla variazione della stabilità del
trascritto e ad una diminuzione dei valore della BMD. Il nucleotide A viene
anche definito allele B, mentre il nucleotide G viene definito allele
b. La combinazioni di questi alleli puo produrre i genotipi BB
(AA), Bb (AG) e bb (GG).I valori
di densità più elevati sono risultati a carico dell’allele b, mentre il meno
frequente allele B è risultato associato con valori di BMD inferiori. Quindi il
genotipo BB predisporrebbe ad un
basso livello di massa ossea. Inoltre, alcuni studi hanno dimostrato che il
genotipo BB predispone ad un ridotto assorbimento di calcio a livello
intestinale. Il polimorfismo TaqI,
localizzato nell’esone 9 del gene VDR, a livello del codone 352, consiste in
una variazione nucleotidica T-C. . Il nucleotide T viene anche definito allele
T, mentre il nucleotide C viene definito allele t. La combinazioni
di questi alleli puo produrre i genotipi TT
(TT), Tt (TC) e tt (CC).Tale polimorfismo è stato associato ad un aumento del
turnover delle cellule ossee con conseguente aumento del rischio di una ridotta
BMD ed osteoporosi. Diverse altre patologie sono
state correlate alla associazione con i suddetti polimorfismi
nel gene VDR, tali da poter influenzare l’espressione o la funzione della
proteina. In particolare, tali polimorfismi (Fok1, BsmI, e TaqI),
possono condizionare la risposta a vari componenti dietetici con possibili
rischi di sviluppo di patologia. In letteratura sono noti alcuni lavori che
correlano l’associazione del polimorfismo VDR Fok1 con il genotipo FF,
con il rischio di sviluppo del carcinoma del colon, in rapporto
all’apporto di calcio e grasso nell’alimentazione. In particolare, è stato
evidenziato come, sebbene il calcio o il grasso alimentari non correlano
normalmente con il rischio di sviluppo di carcinoma del colon nei soggetti con
genotipo FF, in quelli con genotipo a combinazione allelica multipla ff/Ff, un
diminuito apporto del calcio o del grasso nell’alimentazione aumenterebbe tale
rischio. Per individui con genotipo ff e dieta povera di grasso e calcio, il
rischio di sviluppo del carcinoma del colon era di circa 2.5 volte
maggiore rispetto agli altri. Morrison
et al. (1994) 367(6460):284-7.
Arai
(1997) J Bone Miner Res 12, 915 Collagene di tipo I (COLIA1):
polimorfismo introne 1 2046G-T Il collagene di tipo I è il è
il maggiore componente organico (90%) della matrice ossea. Nei soggetti
osteoporotici le catene collageniche sono normali, tuttavia è stato
identificato un polimorfismo nel sito regolatore del gene COLIA1 che sembra
essere più frequente rispetto ai controlli normali. Questo polimorfismo, che si
trova nel sito di legame per la trascrizione del fattore SP1 nel primo introne
del COLIA1, risulta associarsi non solo con la massa ossea ma anche con le
fratture osteoporotiche in diverse popolazioni caucasiche. Questo fa sì che il
COLIA1 acquisti particolare interesse, dal momento che l’associazione con le
fratture è più forte di quella tra genotipo e massa ossea. È da sottolineare
anche che questo polimorfismo è pressoché assente nelle popolazioni
dell’Asia e dell’Africa, dove peraltro più bassa è l’incidenza di
fratture osteoporotiche. Diversi studi sul COLIA1
dimostrano che l’effetto genetico del COLIA1 è fortemente associato con i
valori di massa ossea ridotti e la relazione appare più stretta a livello della
colonna. In particolare l’allele T (s),
sia in eterozigosi G/T (Ss) che in omozigosi T/T (ss)appare
più frequente nei soggetti con osteoporosi grave associata alle fratture
vertebrali. Pertanto è stato suggerito che il COLIA1 possa predisporre alle
fratture influenzando altri determinanti del rischio fratturativo come la qualità
dell’osso o la geometria dello scheletro. Non è da escludere che i soggetti
più a rischio con genotipo ss abbiano un’alterata produzione di collageno con
conseguente riduzione del picco di massa ossea e probabilmente dello spessore
delle trabecole. L’ipotesi che il genotipo ss si associ a un’alterata
produzione del collageno risulta peraltro in accordo con precedenti dati
istomorfometrici secondo i quali i soggetti con fratture vertebrali hanno una
ridotta capacità di formazione ossea. Grant
(1996) Nat Genet 14, 203 Recettore della calcitonina
(CTR): polimorfismo PRO463LEU Un altro gene più recentemente
studiato nell’osteoporosi è quello del recettore della calcitonina (CTR). La
calcitonina è un ormone implicato nel riassorbimento dell’osso e agisce
attraverso specifici recettori presenti in largo numero sugli osteoclasti. E’
stato identificato un polimorfismo del gene del CTR consistente in una
variazione nucleotidica C-T a livello del codone 463 (PRO463LEU).
Tale mutazione è stata associata, in condizioni di omozigosi
(genotipo TT, 463LEU)
a riduzione della massa ossea. Masi
(1998) Biochem Biophys Res Commun 248, 190 Recettore Estrogenico 1 (ESR1): polimorfismi PvuII (IVS1-397 T/C) e XbaI
(IVS1-351 A/G) Gli estrogeni sono indispensabili per l’acquisizione del picco di
massa ossea in entrambi i sessi e per il suo mantenimento negli adulti.
Condizioni patologiche associate ad un deficit prematuro degli estrogeni
accelerano la perdita della massa ossea. Il deficit estrogenico è la causa
principale d’Osteoporosi postmenopausale e gioca un ruolo importante anche
nell’Osteoporosi senile, causando in entrambi i casi una maggiore incidenza di
fratture dovute alla fragilità delle ossa. Le due isoforme del recettore
estrogenico (ER-beta e ER-alpha) sono codificate da due geni diversi (ESR2 e
ESR1) con distribuzione tessuto
specifica e hanno capacità diverse nel legare il ligando (estrogeni ed
antiestrogeni) e nell’attivazione della trascrizione dei geni bersaglio.
Diverse osservazioni mostrano il coinvolgimento di questi recettori nella
determinazione della BMD in entrambi i sessi. Nel gene ESR1 (6q25) sono stati
descritti diversi polimorfismi, ma tutti gli studi di associazione si
focalizzano su 2 di essi, localizzati a livello delll’introne 1 (riconosciuti
da PvuII e XbaI
e chiamati rispettivamente P-p e X-x, in base alla presenza o assenza del sito
di restrizione). Il polimorfismo PvuII
è localizzato nell’introne 1 del
gene ESR1 e consiste in una variazione nucleotidica T/C in posizione -397. Il
nucleotide T viene anche definito allele
p, mentre il nucleotide C viene definito allele P. La combinazioni di questi alleli puo produrre i
genotipi pp (TT), Pp
(CT) e PP (CC). Il genotipo PP è associato ad una disfunzione recettoriale
con ridotta risposta agli estrogeni endogeni, una BMD più bassa ed un maggiore
rischio di Osteoporosi. Il polimorfismo XbaI
è localizzato
nell’introne 1 del gene ESR1 e consiste in una variazione nucleotidica A/G
in posizione -351. Il nucleotide A viene anche
definito allele x, mentre il nucleotide G viene definito allele
X. La combinazioni di questi alleli puo produrre i genotipi xx
(AA), Xx (GA) e XX (GG). E’
stata riscontrata un’associazione tra il genotipo
XX un maggiore rischio di
frattura attraverso un meccanismo BMD-indipendente. |
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